header_nutrizionearmonia_5
Elisabetta Ravera - MioDottore.it

Curarsi con le erbe:

Ai primi freddi ecco apparire tutta una serie di sintomi fastidiosi e a volte anche molto debilitanti, in genere causati da virus para-influenzali o influenzali spesso complicati da sovrapposizioni batteriche. L’influenza o le patologie da raffreddamento non devono essere prese sottogamba: spesso si tende a voler continuare la propria vita, a onorare gli impegni presi senza fermarsi, nonostante la febbre, i dolori ossei, la gola che brucia o il naso che cola, la tosse che la fa da padrona.
E’ buona norma invece assecondare queste malattie che se adeguatamente trattate se ne vanno senza lasciare conseguenze.

Il sintomo sicuramente più combattuto è la febbre. Non appena la rilevazione del termometro dichiara i 38 gradi, spesso si tende a prendere farmaci che abbassano la febbre. In realtà questo è un sintomo che rappresenta una difesa del nostro organismo, non deve essere osteggiato, a meno che l’aumento della temperatura non sia oltre i 40 gradi, in questo caso la febbre è da ridurre per evitare guai peggiori. Evitiamo quindi pastiglie o supposte, che sono inutili, ma affidiamoci alle erbe. Si può spaziare tra rimedi fitoterapici oppure omeopatici, spesso in commercio esistono soluzioni complesse che raccolgono nella stessa soluzione più erbe o più rimedi.

influenza4 echinaceaCome combattere l’infezione assieme alla febbre? Innanzitutto innalzando le proprie difese immunitarie contro lo sgradito ospite virale. Una pianta che ha questo potere è la Echinacea. Si ritiene che il suo spettro di azione sia determinato da un aumento delle difese endogene, con la attivazione di alcune cellule del sistema immunitario. E’ dotata di azione anti virale, impedendo la replicazione del virus nelle cellule; la echinacea ha anche una azione rigenerante dei tessuti e una attività antinfiammatoria. A seconda delle preparazioni può essere assunta sotto forma di gocce, in fase acuta anche 50 gocce per 3-4 volte al giorno, oppure esistono anche preparati in estratto secco, quindi in capsule, almeno 3 al giorno, ma dipende dalla concentrazione di principio attivo. Accanto a questo fitoterapico è buona norma utilizzare anche il Ribes Nero, questa pianta viene definita un analogo del cortisone per la potente azione farmacologica antinfiammatoria che esercita. Possiede attività anti-allergiche, antireumatiche, quindi è molto utile anche per placare i dolori muscolari e articolari che spesso si accompagnano alla febbre. In genere si trova come macerato glicerico, una preparazione in gocce che in genere viene consigliata in 40 gocce per 3 volte al giorno.

influenza3 timoUna pianta che ha un elevato potere antinfettivo è il Timo. Questa pianta oltre ad avere proprietà antibatteriche e virali, è un ottimo toccasana come espettorante e mucolitico, E’ un potente antisettico grazie ai suoi oli essenziali come il timololo e ai tannini. Lo si trova come olio essenziale ma non per uso interno, quindi può essere messo nel diffusore per l’ambiente oppure si può frizionare sulla pelle con un vettore cremoso, ne bastano poche gocce. Per uso interno c’è la tintura in gocce, anche in questo caso bastano 30-40 gocce per 3 volte al giorno per aiutare l’organismo provato dalla infezione.

influenza1Un dolce guerriero contro i batteri è la Propoli. Alcune evidenze emerse in ricerche di laboratorio hanno sottolineato come la propoli abbia anche una funzione anti virale e contro funghi come la candida. L’azione sembra sia dovuta ai polifenoli, terpeni e flavonoidi. Se usata come uso esterno può migliorare i sintomi da herpes che spesso si associano quando il sistema immunitario viene messo alla prova. Oltre a trovarla in granuli la si può acquistare più concentrata sotto forma di tintura che dovrà essere assunta in gocce, 30 gocce per 3 volte al giorno.

Anche i funghi possono dare il loro contributo in caso di influenza: il Coriolus ad esempio è un immunostimolante con azione antivirale, in commercio è sotto forma di estratto secco oppure come preparato spagirico anche in gocce. Basta in genere 1 capsula al giorno o 7-10 gocce 3 volte al giorno direttamente sulla lingua per un migliore assorbimento e rapida azione.

In ambito omeopatico si può consigliare Aconitum o la Belladonna. L’aconitum si consiglia quando la febbre ha un esordio improvviso, violento, con sensazione di freddo e brividi, piedi caldi, grande sete. Se è associata una tosse secca e stizzosa, allora si può associare la Brionia o la Drosera. Belladonna invece aiuta in caso di temperatura elevata, senso di calore, congestione al volto, mani e piedi freddi, poca sete, sensazione di sonno e spossatezza. Come ho scritto, spesso le formulazioni in commercio contengono diversi componenti, in genere a diluizione bassa D4.

Rimane comunque sempre valido il consiglio di prendersi i propri tempi lasciando che il corpo possa affrontare senza stress l’agente infettivo e quindi vincerlo.

La cellulite è una vera e propria malattia infiammatoria del tessuto connettivo, cioè il tessuto di sostegno del nostro corpo, che può presentarsi con noduli inestetici, a volte dolorosi al tatto, costituiti da accumuli localizzati di cellule adipose; è una condizione che affligge la quasi totalità delle donne, quindi è probabilmente legata a fattori ormonali, ma è anche causata da una condotta alimentare non congrua e da disturbi della circolazione a livello locale, con ristagno di liquidi che peggiorano lo stato infiammatorio, cronicizzandolo. Un'intossicazione perenne a livello dei tessuti fa sì che questo fastidio crei problemi non solo estetici, ma anche alla normale conduzione della vita quotidiana: gambe gonfie e doloranti e una sensazione di disagio non sono situazioni che ben dispongano ad affrontare la giornata con serenità.

Ogni anno, con l’approssimarsi dell'estate, questa patologia fa guadagnare molto alle case produttrici di creme rassodanti. Queste purtroppo hanno una efficacia limitata sia a livello quantitativo che soprattutto nel tempo: una situazione così cronicizzata è impossibile da risolvere solo a livello esterno.
In realtà bisogna agire dall’interno. Se poi è anche associato un aumento del peso corporeo per gli stravizi invernali e i troppi aperitivi, è indispensabile affrontare il problema con tempismo, quindi non ridursi a pochi giorni dalla prova costume, ma bisogna pensarci per tempo, possibilmente ricordarsi del problema tutto l’anno, ma in particolare affrontare la primavera con grinta e con metodo.

Intanto il punto primo è depurarsi attraverso un'alimentazione che non sovraccarichi troppo i nostri emuntori, cioè gli organi chiamati in causa alla depurazione, come fegato e reni. In particolare il fegato, organo generoso ma non eterno, è quella parte del corpo che più è sotto pressione durante l’anno e che deve ricevere le cure appropriate.

Quali piante allora utilizzare?
Il Rosmarino è un ottimo rimedio che oltre ad avere un buon impatto depurativo sul fegato, è un tonico, quindi dà una sferzata di energia utile per il risveglio primaverile, ha anche attività anti anemica e aiuta la digestione. Si utilizzano i fiori e le foglie apicali della pianta e lo si ritrova da solo o in combinazione in tintura madre, quintessenza, oppure come olio essenziale. La posologia sarà diversa a seconda del tipo di preparato che verrà scelto, ad esempio l’olio essenziale, molto potente, si prende come 4 gocce in un bicchiere di acqua da una a tre volte al giorno, mentre le tinture variano da 7-10 gocce fino a 25-40 al giorno.

betullaSempre in ambito depurativo la betulla è un must nella stagione primaverile. E’ un forte drenante i tessuti del corpo, aiuta la microcircolazione, dalle foglie e dalla corteccia si estraggono le tinture che possono essere utilizzate spesso in associazione con la radice di pungitopo (in latino Ruscus aculeatus). Quest'ultima pianta è anche essa depurativa del fegato, aiuta nella circolazione del sangue, soprattutto per chi ha varici cioè dilatazioni delle vene ad ogni livello, comprese le temute emorroidi; per chi soffre di fastidiosi gonfiori alle gambe è un toccasana. A volte alla betulla e al rusco si associa il nocciolo (Corylus avellana), un robusto antagonista degli edemi (i gonfiori), ma anche un tonico per lo stomaco e l'intestino, un aiuto per chi soffre di mal digestione e di infiammazione a livello intestinale. Ci sono degli ottimi preparati che vengono prodotti dalle foglie e dalla corteccia di questa pianta generosa.
ederaLa lista potrebbe ancora andare avanti, vorrei solo ricordare che si può iniziare anche con una buona idratazione con tisane depurative. Consiglio una composizione a base di betulla, ortica e equiseto. L’ortica anche essa ha una funzione depuratrice soprattutto fornisce un rinnovato vigore all’organismo più stanco, l’equiseto oltre ad essere conosciuto per le sue proprietà mineralizzanti, quindi una azione sul tessuto osseo, ha anche una funzione di aiuto alla diuresi e alla eliminazione di sostanze nocive.

E se proprio è necessario aiutarsi con una crema, consiglio una preparazione a base di edera, che sa il fatto suo in quanto a edemi, stasi dei liquidi e cattiva circolazione. Sono le foglie da cui si estrae il proncipio attivo che va in soccorso delle gambe e pancia, da massaggiare con costanza e per lungo tempo.

La tosse è un sintomo che spesso ci accompagna nelle giornate invernali, ma può capitare durante tutto l’arco dell’anno.
In generale si può dire che la tosse rappresenta un sistema di difesa che il nostro organismo mette in atto quando si sente attaccato da un qualcosa che non sente come proprio. Un classico esempio è quando si ingerisce qualche boccone che non scivola “per il verso giusto” ma dà fastidio alle vie aeree, in questo caso compare subito una tosse violenta che serve proprio a espellere l’intruso dalle vie aeree.
La tosse può segnalare che è in corso un processo irritativo a carico delle vie aeree soprattutto quelle superiori, ma può essere anche un sintomo da non sottovalutare in patologie molto gravi. Può anche essere causata da farmaci, classica è la tosse secca da ace inibitori, un farmaco antipertensivo, oppure può comparire in soggetti ansiosi e fobici con turbe psicologiche.

La possiamo suddividere in tosse secca e grassa. La tosse secca è caratterizzata dal fatto che non si produce muco dopo l’accesso di tosse, in genere coesiste con una irritazione della laringe e delle prime vie aeree, più si tossisce più questa irritazione peggiora, creando un vero e proprio circolo vizioso. Spesso è più fastidiosa durante le ore notturne, creando non pochi problemi sia a chi ha la tosse che a chi gli sta vicino. Spesso la tosse secca è un preludio alla sua trasformazione in tosse grassa, con produzione di muco più o meno abbondante.

Come si può affrontare la tosse secca? Intanto è opportuno evitare di irritare ulteriormente le mucose già infiammate, quindi evitare luoghi troppo freddi o troppo caldi, umidificare bene gli ambienti, magari aggiungendo oli balsamici alle vaschette del calorifero, come l’olio di ginepro, bastano poche gocce. Questo olio può essere anche usato per fare dei suffumigi caldi, che contribuiscono a ridurre l’infiammazione. Anche eucalipto, menta e lavanda sono oli che possono essere utilizzati sia per inalazione che nell’ambiente.
Alcune tisane sono sicuramente in grado di apportare preziosi elementi curativi per sedare la tosse secca, ad esempio un infuso con foglie di verbasco, fiori di rosolaccio ed erisimo, una mistura in parti uguali di cui prelevarne un cucchiaio abbondante, dopo una infusione in acqua calda per 10-12 minuti. E’ consigliabile anche accompagnare l’infuso con un abbondante cucchiaio di miele. tiglioQuello di tiglio o di timo ha un grande potere calmante, ma anche tutti i diversi tipi di miele hanno una capacità curativa e di sedazione della tosse, ricordiamoci che i nostri nonni curavano proprio la tosse con una bella tazza di latte calda con miele. Un’altra radice che ha una azione calmante la tosse è quella di Altea, che grazie alle sue mucillagini costituisce un film protettivo sulle mucose infiammate. Assieme a questo fitoterapico possiamo aggiungere i fiori di malva (fiore viola in figura), potente calmante antinfiammatorio, e i fiori di viola.
Se accanto alle tisane si desidera avere anche un aiuto da preparati come le tinture madri, si può assumere 40 gocce di malva 3 volte al giorno oppure 30 gocce di piantaggine, sempre 3 volte al giorno.
Da segnalare che anche la radice di liquirizia ha un grande potere emolliente ed è un dolce e gradevole aiuto per liberarsi dalla tosse secca. Se si vuole invece optare per i rimedi omeopatici, la drosera rotundifolia aiuta soprattutto quando la tosse è molto violenta, tale da spingere chi tossisce a comprimere il torace con le mani, perché la sua dilatazione comporta dolore, la drosera è valida per quella tosse che compare dopo la mezzanotte quando si è coricati al caldo. Anche la bryonia alba aiuta nei casi di tosse particolarmente violenta

Quando la tosse diventa francamente produttiva con un bel catarro grasso, allora si può provare con un infuso a base di lichene islandico e enula campana, sia in combinazione o ogni erba da sola, un cucchiaio di composto in una tazza da 250 cc, per 3 volte al giorno. Per bocca si possono assumere gocce di timo, valido espettorante o composizioni a base di malva, pino e tiglio.
Anche l’omeopatia viene in aiuto con la pulsatilla, se il catarro è colore giallo vivace, il kalium bichromicum se è giallo-verdastro e la tosse peggiora di sera, o il sulfur iodatum se il muco è abbondante accompagnato da tosse violenta che migliora con l’aria fresca.

La stitichezza è uno dei mali più diffusi e fastidiosi che affligge il mondo occidentale. Ne soffrono indistintamente entrambi i sessi con una leggera prevalenza del sesso femminile.

Il concetto di regolarità intestinale è quanto mai soggettivo, se si chiede ad alcuni pazienti se evacua senza problemi, spesso la risposta è che “regolarmente” va in bagno ogni 2-3 giorni. Questa non è regolarità, una corretta motilità intestinale deve avere una cadenza giornaliera, con emissione di feci dalle caratteristiche ben definite, quantitativamente apprezzabili, di consistenza pastosa, non dura e secca né liquida o estremamente morbida, di colore marrone, non scure o nere, il che potrebbe far propendere per una perdita di sangue interna, né estremamente chiare, indice di mal digestione e assorbimento.

Noi ingeriamo ogni giorno cibo che viene poi scomposto e utilizzato dal nostro corpo, alcune parti vengono scartate e devono essere eliminate. Il transito intestinale dura in media 13 ore, quindi è verosimile che ciò che abbiamo ingerito ieri venga evacuato oggi, più permane nel tubo intestinale più si disidrata, causando feci secche e di più difficile eliminazione, più sostanze di scarto potenzialmente tossiche possono dare fastidio alla mucosa dell'intestino.
Una evacuazione dall'odore acido e non particolarmente consistente invece è una spia di una alterazione della digestione, soprattutto della frazione grassa, è importante anche per questa evenienza indagare sul perché e porvi rimedio, il contenuto acido può anche lui dare fastidio alla mucosa intestinale e irritare il plesso venoso, le emorroidi, che sono presenti nella parte terminale dell'intestino. Anche una eccessiva stitichezza, con feci più dure, causa un aggravio della patologia emorroidale o una sua insorgenza, oltre che aumentare i gas causati da una abnorme putrefazione degli alimenti e dal proliferare di batteri che aumentano i processi putrefattivi.

Cosa fare quindi?
Intanto è importante seguire alcune norme igieniche quali bere di più di quanto normalmente si faccia, in genere si beve sempre meno di quanto il nostro corpo abbia bisogno, poi è importante muoversi, camminare, questo rappresenta uno stimolo alla fisiologica evacuazione, evitare gli sforzi anaerobici che invece sortiscono l'effetto opposto facendo contrarre la muscolatura dell'intestino invece che rilassarla.

stitichezza2Poi è vitale curare l'alimentazione, inserendo cibi ricchi in fibra sia solubile che insolubile.
Quelle insolubili accelerano il transito intestinale, quini favoriscono lo svuotamento più rapido, inoltre per le loro caratteristiche ”fanno massa”, quindi rendono le feci più consistenti. Queste fibre appartengono al gruppo delle cellulose e le ritroviamo nelle verdure, soprattutto quelle a foglia, e negli alimenti integrali, soprattutto nella crusca, ma anche in mandorle e noci. Le fibre solubili, come le pectine e le mucillagini, contribuiscono anche loro alla costituzione delle feci aumentandone la pastosità, inoltre hanno la caratteristica di favorire e inglobare dentro la massa fecale grassi e zuccheri, quindi sono un aiuto in chi vuole controllare il proprio peso. Alimenti ricchi in fibre solubili sono la frutta, i legumi, in particolare le lenticchie, i carciofi.
Ma se, nonostante tutti questi accorgimenti, persiste uno stato di stitichezza, si può passare all'aiuto delle erbe. Tutti noi conosciamo alcune erbe che sembrano avere un potere miracoloso in termini di efficienza e celerità. Queste erbe hanno principi attivi della famiglia degli Antrachinoni, che agiscono sui nervi intestinali stimolandoli e irritando le mucose dell'intestino. Sono ottimi rimedi per l'urgenza, ma non devono essere usati di routine, perché alla lunga la stimolazione dà un effetto opposto, si deve alzare la dose e alla fine non funzionano più.
Quindi meglio potenziare l'assunzione di mucillagini e fibre privilegiando radici come il Glucomannano, da prendere con abbondante acqua prima dei pasti, una radice che aumenta la consistenza delle feci e stimola in modo meccanico la loro progressione, si trova in comode capsule, ne bastano 2 mezz'ora prima dei pasti.
Altro rimedio naturale sono i semi di psillio o di lino. Entrambi hanno un'azione meccanica, aumentano la pastosità delle feci. Basta un cucchiaio da minestra di semi in acqua la sera prima, lasciarli tutta la notte in ammollo, al mattino i semi saranno disfatti, dalla consistenza lattiginosa, si deve bere questo composto. In genere la motilità intestinale si riavvia in modo dolce.
Una tintura madre di aloe, 20 gocce tre volte al giorno è indicata nei casi di stitichezza cronica, altra cura è riequilibrare lo stato intestinale con macerati glicerici di betula pubescens, ottimo drenante, quercus peduncolata che ha una azione normalizzante proprio sulla funzione intestinale, da prendere 50 gocce 2 volte al giorno, nella donna può essere utile aggiungere il vaccinium vitis idaea, sempre 50 gocce alla sera prima di coricarsi.
Più semplice e immediata anche una tisana a base di tiglio malva, cicoria e rabarbaro, a cui aggiungere nei casi più ostinati una piccola quantità di senna.

Una buona funzione intestinale, ritrovata e mantenuta, favorisce lo stato di ben essere, come sintetizza questa frase di F. Dard “Per essere felici, bisogna dormire molto e defecare bene. L'insonne e suo cugino lo stitico, sono i dannati della terra."

Quel fastidioso bruciore.
Una sensazione sgradevole può perseguitarci notte e giorno, ma soprattutto quando si è supini e nelle ore notturne, può essere un semplice gusto amaro o francamente acido in bocca, un desiderio frequente di eliminare aria dalla bocca, un “non so che” che sembra salire dallo stomaco, fino a veri e propri dolori al petto, a volte così gravi che inducono a pensare di avere una patologia cardiaca molto grave. Invece spesso il problema è causato dal reflusso gastro-esofageo, in poche parole è l'acido dello stomaco che invece di rimanere dove dovrebbe, perché necessario per il processo digestivo, refluisce all'indietro, invadendo e risalendo attraverso l'esofago fino a volte ad arrivare in bocca. A differenza dello stomaco, l'esofago non è attrezzato a contenere l'acido e quindi la mucosa che lo riveste rimane esposta ad una sostanza corrosiva che a lungo andare provoca infiammazione fino ad arrivare a una vera e propria ulcerazione.
Chi soffre di reflusso ha anche sovente un alito cattivo, nausea, tosse notturna e disturbi del sonno.
Chi è più predisposto al reflusso?
Intanto chi ha un aumento di pressione a livello addominale, come in gravidanza o chi è obeso e con una forte componente di grasso viscerale addominale, ma anche chi fuma, chi ha una ernia iatale, cioè quando lo stomaco risale al di sopra del diaframma, condizione frequente spesso su base ereditaria ma anche dovuta ad un aumento della pressione che viene esercitata sul diaframma proveniente dal basso, ad esempio sforzi per la defecazione.
In tutti questi casi è opportuno adottare norme igienico-alimentari appropriate, come non coricarsi subito dopo aver mangiato, ma aspettare almeno 3 ore, dormire leggermente sollevati per favorire il defluire dell'acido verso il basso, evitare soprattutto di sera cibi troppo ricchi in grassi e acidi o che causano un eccesso di aria in addome, la medicina offre una serie di medicinali anti-acidi anche molto potenti.
Per chi invece desidera curarsi più dolcemente, ecco una serie di erbe che possono venire in aiuto.

retrosternale2retrosternale3La Ficus Carica è una di queste. Il suo consumo regolare diminuisce il carico di acido prodotto ma è anche un ottimo rimedio nelle forme ansiose in cui la componente gastrica è predominante.

Altra erba è il Rosmarinus officinalis, conosciuto anche come pianta che aiuta nel combattere il colesterolo in modo naturale.  

 

retrosternale4Quindi un primo protocollo consigliato è Rosmarinus al mattino, 50 gocce di tintura (macerato glicerico) e poi prima di pranzare e cenare 40 gocce di Ficus in un poco di acqua. Per chi ha disturbi di sonno, può sostituire le 40 gocce di Ficus serali con la Tilia Tomentosa, che ha il potere di calmare e riportare verso la giusta serenità. A completamento una tisana a base di radice di liquirizia e altea con un pizzico di tiglio aiuta a ritrovare la serenità digestiva sia diurna che notturna, per 100 grammi di preparato, 40 grammi di altea, 35 di liquirizia e 25 di tiglio, mettere in infusione per almeno 10 minuti un cucchiaio da minestra di questo composto miscelato in una tazza di circa 200 cc.

 

Seguici anche su facebook!